Venerdì 6 maggio 2011

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Quando si parla di Risorgimento al femminile, due figure sono ben presenti nell’immaginario collettivo: Anita Garibaldi e la Contessa di Castiglione, tali, per il temperamento e le personali vicende, da colpire profondamente la fantasia.
Anita Garibaldi (Morinhos, vicino alla città di Laguna, in Brasile, 1821 ca. – Mandriole, Ravenna, 1849). Appartenente ad una famiglia contadina, terzogenita di dieci figli, a 14 anni va sposa ad un ciabattino. Incontra Garibaldi a 18 anni. Dalla loro unione nascono 4 figli: Menotti, Rosita (morta a 2), Teresita, Ricciotti.
Ottima amazzone, buona nuotatrice, esperta nell’uso delle armi, la fiera, indomita, passionale Anita fu sempre accanto allo sposo, anche in battaglia. Lo seguì pure nel 1849, quando, caduta la Repubblica Romana, Garibaldi intraprese la pericolosissima e faticosa marcia da Roma a San Marino, a Cesenatico, a Magnavacca (oggi Porto Garibaldi). Anita, in stato di gravidanza, stremata dai disagi e da una febbre altissima, dopo un penoso vagare nelle valli ravennati, muore nella fattoria di Mandriole. A forza, Garibaldi viene staccato da Anita, ormai esanime.
I patrioti lo salveranno dagli austriaci che lo incalzavano, grazie alla “trafila”, una delle “glorie” della storia risorgimentale romagnola.
Virginia Oldoini Verasis (Firenze, 1835 o 1837 – Parigi, 1899), sposa del conte Francesco di Castiglione, familiarmente chiamata “Nicchia” (diminutivo di “Virginicchia”, datole dall’amico di famiglia Massimo d’Azeglio), incaricata da Cavour di sedurre Napoleone III, Imperatore dei francesi, onde ben disporlo nei confronti della causa italiana, riuscì perfettamente nell’intento. Di tale successo andò sempre molto orgogliosa. (...continua Donne nel Risorgimento)
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